8 marzo, per molti è solo la solita, ormai consumistica, “Festa della donna”, non per noi, almeno da dieci anni a questa parte.
La memoria torna sempre a quell’8 marzo di dieci anni fa, a quella sconfitta col Venafro ed a quella maledetta telefonata da Avellino. Un angoscia che perdura ancora, San Clemente, il Casale del Pozzo, ma sopratutto la Curva Sud, non saranno mai più uguali a prima. Ciò che resta è il ricordo, tenerlo vivo è importantissimo, sopratutto per un ‘ragazzone’, a detta di tutti, unico.
Perché Vincenzo questo era: una persona grande quanto il suo cuore, con la capacità di trascinarti e coinvolgerti nel suo grande amore, quella Nocerina seguita in ogni dove, un amore che nemmeno il destino ha potuto abbattere, perché perdura in chi lo ricorda ogni istante.
“Parlatemi nello stesso modo affettuoso che avete sempre usato, non cambiate tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continuate a ridere di quello che ci faceva ridere…”
CIAO ENZO, DA DIECI ANNI IL TUO GRAN CUORE ILLUMINA TUTTI NOI.
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