• Gio. Apr 24th, 2025

“Un pezzo di storia al San Francesco”, il filo ungherese che lega i Molossi al Toro

Dinocerinalive

Set 5, 2024

24 settembre 2011, “Un pezzo di storia oggi arriva al San Francesco“, in una gara valevole per la 6^ giornata del terzo, storico, campionato di Serie B per i molossi, un filo tricolore legava in maniera univoca le due tifoseria, ma tutto ciò parte da circa ottant’anni prima.

È il 1929, a Nocera la squadra locale vive gli ultimi suoi anni di attività prima dell’avvento bellico. La squadra fondata dal maggiore Carlo Cattapani (scomparso solo quattro anni prima) partecipa al girone meridionale della Prima divisione (il terzo livello professionistico di allora). Sulla panchina del club arriva da Bari un tecnico ungherese, un’istruttore vero e proprio. Ernest “Egri” Erbstein faceva il suo arrivo a Nocera, ungherese, di fede ebraica, in quei tempi era davvero difficile, se non impossibile trovar impiego essendo un “giudeo”. Fattispecie in un contesto come quello italiano, che era in aria già dell’arrivo delle leggi razziali dopo qualche anno, ma soprattutto quello di Nocera dove il fascismo, dopo il tracollo dei socialisti nel 1922, prese larghi consensi in città.
Fatto sta che il calcio ancora una volta seppe resistere e sovvertire i crismi rigidi che gli venivano imposti. Quell’anno la squadra rossonera presentava in rosa diversi calciatori che avrebbero poi giocato nel massimo campionato nazionale come il cavese Vittorio Alfieri tra i pali, oppure il difensore/centrocampista Armando Bertagni e l’attacante oplontino Salvatore Maresca. La stessa rosa contava anche elementi di spicco quali Accarino, Borghetti, Casconi, Ceresole, Colombetti, Friuli, Maccaferri, Mortarini, Rachele e Rescigno.

Una squadra competitiva con un innovatore vero e proprio in panchina, che da li a pochi anni anni sovvertirà il modo di schierare i calciatori in campo, infatti in quegli anni si ricorreva al plurirodato “sistema” di scuola anglosassone. I molossi quell’anno arrivarono quinti nel proprio girone contro ogni aspettativa, un’annata che per molto tempo rimarrà indimenticata nella città di Nocera, tant’è che la figura dell’allenatore, artefice di quella stagione, sarà omaggiata in maniera postuma con la dedicate di uno dei viali dello stadio, ecco, solo in maniera postuma…perché in vita Egri poté assistere alla promozione in B dei molossi, ma da allenatore di una squadra che rimarrà, nel bene e nel male, un club “storico”. Erbstein infatti, dopo l’esperienza in rossonero, approda al Cagliari per poi ritornare al Bari, infine alla Lucchese che porta fino alla serie A, salvandola. Nel 1938, il presidentissimo del Torino, Ferruccio Novo, lo chiama alla corte granata, intuendo il potenziale del tecnico magiaro, arrivato però lì in pieno clima anti-semita (furono appena promulgate le leggi razziali), Egri deve scappare in Ungheria, sempre aiutato dal cuore d’oro di Ferruccio Novo, che brama al rivolerlo lì in Piemonte. Finita la guerra Novo lo richiama a Torino e, salvo la brevissima parentesi da D.T. dell’Alessandria, il duo Novo-Erbstein mette in piedi una delle squadre più forti dell’epoca, con Mazzola fascia al braccio, Bacigalupo tra i pali e Loik a bucare le reti avversarie, il “Grande Torino” domina incontrastatamente il calcio italiano, anche più della Juve che poi diventerà la regina del nostro calcio. Non esistendo ancora la Coppa Campioni, né tanto meno la Champions,  si gira l’Europa per una serie di amichevoli, ed al ritorno da una di queste, a Lisbona, che il Grande Torino va per sempre in trasferta. Il 4 Maggio del 1949, l’aereo che trasporta squadra, dirigenti ed alcuni giornalisti, si schianta fatalmente contro un parete della basilica ubicata sul colle torinese di Superga, spezzando molte vite, ma non distruggendo affatto la leggenda, perché da quel giorno il Torino divenne quello “Grande” e degli immortali, che furono vinti solo dal fato.

11 Febbraio 2012, Stadio Olimpico di Torino, uno striscione dalla curva Maratona recita: “La storia saluta Nocera“, una frase che serve a sancire un legame che da Nocera arriva a Torino, passando per Nagyvárad.

 

(foto da www.ilpost.it)

[ad code=1 align=center]
[ad code=2 align=center]

Articoli correlati