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In attesa di certezze sul possibile ripescaggio in Serie C, in casa Nocerina si pianifica il futuro. Durante la conferenza stampa di presentazione della nuova stagione, il direttore sportivo Cosimo D’Eboli ha fatto il punto sul lavoro in corso, chiarendo la situazione contrattuale dell’organico e le strategie in vista della prossima stagione.

«Allora, al momento non sono due ma sono cinque i giocatori sotto contratto: Wodzicki, Bollino, Favetta, Gerbaudo e Faiello», ha esordito il DS. «Quello che si sente in giro su cessioni e richieste… al momento ancora non abbiamo deciso. Però sto lavorando, come diceva pure prima il mister, su due piani. Io devo andare cauto, perché mi auguro che se accade qualcosa – è normale – uno che può far parte di un progetto non andrà bene per l’altro. Anche se sto andando per strade di mezzo, con giocatori che possano fare sia una che l’altra categoria».
Sul piano delle riconferme, D’Eboli chiarisce: «La squadra, come diceva il mister, sarà composta da 8-9, massimo 10 unità riconfermate. I nomi li faremo a breve, proprio perché dobbiamo aspettare le scadenze. Abbiamo giocatori che ci sono stati richiesti, anche da categorie superiori. Stiamo parlando anche di qualche giovane, però è normale che dobbiamo valutare bene».
Uno sguardo anche alle strategie future, che cambiano in base alla categoria: «Se sarà Serie D – mi auguro di no – noi abbiamo il portiere 2005, abbiamo anche Fralaccio 2005. E andranno in difficoltà, perché se punti su un obiettivo, non puoi puntare sull’altro. Mi auguro che sia Serie C, e che possano rimanere tutti, tranne qualcuno che effettivamente possiamo cedere per fare cassa. Perché parliamoci chiaro: io sono sempre dell’avviso che quando arriva qualche richiesta, bisogna cedere».
Proprio sul portiere si concentra uno dei punti focali del mercato: «È lui quello che è richiesto ad oggi, proprio perché è un giovane di categoria. Ne sto già parlando con diverse società, però è normale che dobbiamo valutare bene, perché è un prodotto, un prospetto importante. E non siamo portati a fare richieste extra: guardiamo anche al bene del ragazzo».
Il direttore sportivo ha poi messo in luce il lavoro incessante portato avanti in queste settimane, con l’obiettivo di garantire alla Nocerina le migliori condizioni di partenza, indipendentemente dall’esito del possibile ripescaggio. «Sto qui dalle 9 e mezza della mattina, già dal 18 che è finito il playoff. Sto lavorando a spron battuto dalla mattina alla sera. E vi posso garantire che se è Serie D, la squadra al 95% è fatta. Se è Serie C, debbo cambiare qualcosa. Ecco perché vi dico che sono tranquillo: non escono più come anni addietro nomi tanto per, che fanno solo del male alla società».
D’Eboli ha poi aperto una riflessione sul possibile ritorno di alcuni giovani profili già transitati da Nocera, che potrebbero tornare utili alla causa soprattutto in ottica Serie C: «Bisogna guardare anche al risultato sportivo, che non te lo garantisce nessuno, ma è normale che su 2-3 unità dobbiamo puntare su giovani bravi. Ne cito qualcuno che non è nostro, come Barone o Tembre, che sono tornati alla casa madre. Ma se saremo in C, c’è sempre il pensiero di ridarli a noi. Sono ragazzi che conosciamo e che vanno bene anche per il mister, che mi ha detto che possono guardare avanti nel futuro».
Infine, una riflessione sull’importanza dell’attaccamento alla maglia per chi veste i colori rossoneri, in un contesto in cui i tifosi nutrono una profonda passione e richiedono una dedizione pressoché totale alla propria squadra:«Dobbiamo stare attenti, perché la C non è molto lontana, ma è lontana dalla D. Ci sono i giocatori, ci sono le categorie. E senza offesa, io ho fatto sia la C che la D e pure qualcosa più giù, e mi rendo conto poi dove vai a operare, quale è la piazza e qual è la pressione. A Nocera ci vogliono gente che, quando se la mettono , sanno che significa. E io sto lavorando anche su quello».
Chiusura con un riferimento anche al gruppo e alla leadership: «L’anno scorso qualcuno mi ha criticato: “Eh qui, là… si parla troppo!”. Noi tenevamo anche i leader silenziosi. L’importante era il mister che li faceva dialogare tra loro. Quest’anno punteremo anche su questo. E dipenderà, ancora una volta, dalla categoria».