• Gio. Mag 2nd, 2024

Sostenere una fede, anche ad oltranza. L’analisi del tifoso

Essere romantici è un’arma a doppio taglio, specie se la passione diventa dogmatica, così tanto da portarti ad affollare uno stadio innevato a chilometri e chilometri da casa, in un pellegrinaggio pagano verso una meta pressoché sconosciuta ai più, per 90 minuti che non sono ancora avvenuti, per urlare, spesso improperi, per gioire, per sentirti fratello di uno sconosciuto e nemico giurato di un altrettanto sconosciuto, colpevole di avere la bandiera di colore diverso.


Il calcio è così, ti porta in giro per il mondo a costruire amicizie e rivalità, portando avanti le tradizioni dei nostri padri, dei nostri nonni, figli di un’epoca in cui il calcio era davvero l’unica vera via di fuga da una realtà fatta di terrorismo e droga, malavita e sparatorie, dove anche lo scontro tra ultras era uno sfogo o parte stessa dell’agonismo sportivo, dello spettacolo (grottesco aggiungo).
La fede però, troppo spesso ci porta, ahimè, a credere alle promesse, alle illusioni, ci porta a vivere una realtà fatta di parole, parole di imprenditori, di loschi figuri esteri, autoctoni e addirittura di magnati col copricapo.
Lo facciamo in buona fede perchè vorremmo tutti scrivere il nome della Città, della nostra Città e della nostra Patria negli annali della storia, nell’Olimpo dei Giganti.
Spenderemmo miliardi se solo sapessimo che i risultati dipendessero da quanto urliamo o da quanto spendiamo per sostenere i nostri colori, ma se valessero solo gli ultras, il calcio sarebbe meritocratico e basta, ma la verità è che parla il campo, il calcio giocato, il gossip, le decisioni giudiziarie, i signori “altolocati” dalle tribune e i big delle corporation; ecco perchè la Nocerina si ritrova ad affrontare il Latte Dolce di Sassari in una domenica primaverile ad orario di pranzo (al meridione, almeno) per strappare il pass per dei playoff finora in pugno, ma messi in bilico da due risultati pessimamente negativi.
Non sono un gatto nero, anche se un felino vorrei esserlo, però vorrei essere realista e affidare le mie preghiere al Dio del calcio, confidando in un buon risultato, in un miracolo sportivo più che sul campo, negli uffici della Lega, a fine campionato.
Purtroppo la mia voce, per quanto possa avere risonanza, è una voce sola, dal basso, dal popolo, mentre quella grossa, tonante appartiene ai dirigenti della LND, della FIGC, del CONI e via discorrendo.
Quindi mi limito ad invitarvi a riempire lo stadio e a sostenere, con la Fede Rossonera, la nostra amata Nocerina a prescindere.


Felice Vicidomini