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Serie C, ripescaggi ignorati: si salvano i club in crisi

DiRedazione

13 Agosto 2025

La Serie C 2025/26 partirà il 24 agosto. Il calendario è definito, le date della Coppa sono già in agenda e i tre turni infrasettimanali attendono solo la conferma ufficiale. Ma, come spesso accade d’estate, la patina dell’ordine nasconde un panorama preoccupante.

Il campionato, infatti, si aprirà con tre piazze già in seria difficoltà: Ternana, Triestina e Rimini. A Terni si va verso una penalizzazione di due punti per inadempienze sulle scadenze, mentre la società cerca nuovi acquirenti e riduce il monte ingaggi per tenere in piedi la stagione. A Trieste si parte addirittura con sette punti di penalità e il rischio di ulteriori sanzioni, frutto di pagamenti mancati e di una gestione traballante. A Rimini, invece, il problema è tutto societario: passaggi di proprietà contestati, dimissioni improvvise del direttore sportivo e un clima da resa dei conti ancor prima di scendere in campo.

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E qui sta la stortura. Ogni estate si tenta di rianimare club in evidente affanno, evitando di applicare fino in fondo il regolamento che prevede una graduatoria per i ripescaggi. È una scelta che mina la credibilità del sistema. La regola è semplice: in caso di posti liberi, si parte con le seconde squadre (quest’anno c’è l’Inter U23), poi si passa alle vincenti dei playoff di Serie D e infine alle eventuali riammissioni.

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Quella graduatoria c’era e aveva nomi pesanti: Ravenna al primo posto con 2,67 punti, Reggina a 2,40 e Nocerina a 2,05. Eppure, di questi club, solo il Ravenna è stato ripescato. Reggina e Nocerina, pur in regola e con piazze vive, sono rimaste a guardare, mentre si è deciso di mantenere in organico squadre già in piena crisi.

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Per la Nocerina, che ha lavorato per consolidarsi dentro e fuori dal campo, sarebbe stata l’occasione per compiere un salto di categoria meritato sul piano organizzativo e sportivo. Invece si ricomincia con lo stesso film: riparazioni dell’ultimo minuto e promesse di stabilità che spesso si rivelano illusioni.

Il risultato? Un campionato che rischia di giocarsi più nelle aule federali che sul campo. Se davvero si vuole ridare credibilità al calcio italiano, bisogna premiare chi rispetta le scadenze e investe con criterio, anche a costo di scelte impopolari. Meno salvataggi in extremis, più programmazione. Solo così, in futuro, il racconto delle domeniche sarà fatto di gol e non di carte bollate.

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