• Dom. Mag 5th, 2024

10 Novembre 2013: le luci non fanno notizia

DiRedazione

Nov 10, 2023

10 Novembre 2013, una qualsiasi domenica mattina autunnale a Nocera, ha appena smesso di piovere, si intravede un piccolo raggio di sole.

“Devo scendere, che metto? Dai, fammi mettere questa stupida maglia militare, se non altro quei 15€ non li ho spesi per nulla.”

Si scende, direzione Campetto di Capocasale, ritrovo con gli amici, solita partitella mattutina, perchè se hai giocato fino a qualche mese fa in una squadra difficilmente la voglia ti passa, e poi tutti allo stadio “che c’è la partita”.

O forse no.Perché quella mattina il calcio non consentito, questa domenica si gioca Salernitana – Nocerina, un derby atteso (da noi) più di 30 anni.

Dopo la burrascosa estate vissuta a Nocera, rischiando il fallimento, da Agosto infatti il pensiero è tutto alla sfida dell’Arechi, addirittura vengono fatte delle magliette “commemorative” per l’occasione, le magliette mimetiche con scritto a caratteri cubitali “10 Novembre 2013: ARECHI STIAMO ARRIVANDO“, mai frase fu più paradossale.Perché la questura solo tre giorni prima dispone lo svolgimento della gara con ingresso consentito solo a supporters di casa, quasi a rendere vane le dichiarazioni dei vertici di Lega Pro, i quali avevano annunciato più e più volte di voler disputare i derby a porte aperte per tutti.In tanti si chiedono il perché, ma non riescono a darsi una risposta ben chiara, anche se è evidente il fatto che qualche bunker protettivo in zona Arechi ed il parcheggio occupato avrebbero dato non pochi problemi all’amministrazione comunale, dato che la gara si svolgeva in concomitanza delle tanto apprezzate “Luci d’artista“.

Nel tragitto che porta al Campetto di Capocasale qualcuno chiede:”Ma vai a Salerno?”Magari. L’amarezza è tanta, anche per un ragazzino che rasenta i 16 anni e da poco sta assaggiando l’aria della curva, ma che porta un peso dentro che forse nessuno può capire, l’essere nato a Salerno.

Sì, può sembrare una piccolezza, ma quell’H703 nel codice fiscale sembra quasi un macigno.Ed a volte la testardaggine che l’adolescenza riserva, ti porta anche all’ignoranza sportivamente parlando.

Beh, quella mattina non è quindi una mattina come le altre a Nocera, lo si capisce subito. L’aria è pesante, sta succedendo qualcosa, ma non si capisce bene cosa.Ci avviciniamo a mezzogiorno (La partita si dovrebbe giocare alle 12:30 per disposizione della questura. ndr.), e giunge la notizia che un gruppo di tifosi si sia diretto a Mercato San Severino (dove risiedeva la Nocerina), per confrontarsi coi calciatori ed il mister, in quanto giocheranno la partita più importante dell’anno senza tifosi. “Andiamoci anche noi” dissero, ma il raziocinio (oppure la paura che comunque un po’ ti attanaglia) ha la meglio e si decide di restare a Nocera.

Beh, mai scelta fu più azzeccata, forse.Dal San Severino Park arrivano notizie di tutti i tipi: “La squadra non vuole giocare senza i tifosi“, “I tifosi vogliono andare comunque a Salerno“, “La squadra vuole andare, ma i tifosi non vogliono” e poi quella che sarà il marchio di quella giornata “Gli ultras non vogliono che si giochi ed hanno minacciato di morte i calciatori“. Ma non c’è tempo di pensare a queste cose, sono quasi l’una e già sono in ritardo per pranzare…e vedere la partita, perchè Mamma Rai aveva deciso di trasmetterla su Rai 3.

Arrivo a casa e trovo la famiglia a tavola, ancora non si pranza, “Quanto stiamo?” è la prima domanda, nessuno risponde, il commentatore si limita a dire che la partita inizierà un po’ in ritardo, ma non capisco il perchè, forse la necessità di farmi una doccia dopo la sudata rimediata sul campetto prevalse. Dieci minuti, già asciutto e si va a tavola, la partita inizia e subito si passa alle sostituzioni e da li che poi ci fu un continuo calare, o meglio, “cadere“, se ne fa male uno, poi un altro, poi un altro ancora.

Lì si capì che il calcio a Nocera non si sarebbe rivisto per un po’ di tempo. Ore 15.00, arriva una telefonata: “Scendi che ci si raduna tutti in piazza, ti aspetto al Rione“.Per strada inizia a piovere, “Che sarà mai?“, si arriva al Rione Calenda e si aspetta il cordone scuro che arrivava da Via Barbarulo. Un cinque dato, un “Hai visto? Ce l’abbiamo fatta” detto anche senza tanta convinzione, i cori, l’aereo, abbracci con “amici” che fino al giorno prima non ti consideravano proprio. Era bello, momenti in cui ti senti un leone, nemmeno il petardo esploso al tuo fianco ti intimorisce. Poi smette di piovere, di colpo realizzi che forse non hai vinto , non ha vinto nessuno, forse questa non è la tua dimensione, forse sei ancora in tempo per scappare e questo è un segno. Ma c’è anche la consapevolezza che quel giorno rimarrai nella storia e non come speravi, in positivo.

Perchè quel 10 Novembre 2013 sarà per sempre il giorno in cui a Salerno a far notizia non furono le luci…