• Lun. Apr 29th, 2024

 

“La Nocerina tra le avversità”, questo sarebbe il titolo ideale per gli ultimi dieci anni di storia rossonera.
Un cammino sempre tortuoso per i molossi, salvo i due/tre anni di gloria vissuti a cavallo tra il 2009 ed il 2012,

la caduta, la risalita, poi il definitivo ‘crack’ del 2014: i fatti di Salerno, l’esclusione e lo sprofondare negli inferi del calcio locale, due anni di vessazioni ed umilianti zavorre, portate in groppa sempre con assoluta dignità da chi al bicolore ci teneva ed ha tentato di non farlo sparire.
Poi la rinascita, il ritorno del nome e la fatua illusione di poter ripartire, ritornare. I presupposti c’erano, i piani sembravano perfetti, nessuno (forse) però avrebbe previsto la situazione che si sarebbe venuta a creare, un drappello (fatto di pendenze, mancanze, assenze e…vertenze) che pian piano andava appesantendosi, una scure pesantissima che stava riazzerando, per la terza volta nel giro di dieci anni, la nostra Nocerina.
Una gestione societaria scellerata così come scellerati sono stati gli interpreti che da veri inesperti del settore, hanno ben pensato di poter far calcio potendo contare sull’apporto di sponsorizzazioni e presenze allo stadio, ma si sa, per fare calcio bisogna prima contare sulle proprie risorse e poi magari contare sull’aiuto di altri. Ed invece no, la giusta intuizione è stata quella di appensantire le già precarie casse rossonere, non riuscire ad adempiere gli impegni e creare tanta confusione con annessi malumori.
Ma arriviamo ad oggi, dove tra mille difficoltà, saltimbanchi e maestri scenici vari che si sono avvicendati, si è riacceso un barlume, con l’attuale proprietà che: remando contro tutti, “sfrattata” di casa, isolata a livello di capitale da investire, sta facendo rialzare la china ad una piazza che di Nocerina rischiava realmente di avere soltanto lo stemma ed il coriaceo tifo al seguito  (ridottosi alla stregua degli onnipresenti ultras e qualche affezionato verace), così però (fortunatamente) non è stato.
Leggendo queste righe, i più potrebbero tacciarci di filo-societarietà, così non è: semplicemente, a fronte degli avvenimenti recenti, stiamo dando a Cesare ciò che è di Cesare.
All’alba dei centodieci anni (è vero, manca un anno) sarebbe bello, per una volta, vivere un periodo di tranquillità stabile, non vana. Magari nel calcio che conta, quello che abbiamo sempre masticato.
È forse troppo quel che chiediamo?

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