• Lun. Mag 6th, 2024

Un rigore, una rincorsa, una parata.

Questa sequenza la abbiamo vissuta un miliardo di volte. In questo caso fa male, un rigore pesante quanto un macigno, 11 metri ed un portiere a sbarrare la strada al gol, che avrebbe reso le cose più facili, ma si sa, Nocera ed i nocerini non amano la strada piana.

In giro serpeggia una machiavellica delusione, insurrezioni, critiche e perfino insulti, gente che annuncia la diserzione, come se nel resto dell’anno non l’avessero già fatta, preferendo un più comodo testa a testa tra Napoli e Juve in tv.

Hanno di certo perso il senso d’appartenenza per il rossonero, quello che ci ha tirato fuori da tantissimi incubi, come nel ’78, una gara, in quel di Catanzaro persa già sulla carta, uno squadrone come il Catania che si porta in vantaggio con la consapevolezza di avercela fatta, è lì che viene fuori il succitato senso di appartenenza, come a Gualdo, venti anni dopo, lì sembrava ancora più impossibile, un gol talmente insperato da far uscire fuori dai gangheri per l’euforia il sempre composto Gianni Simonelli.

Così anche nel 2010, un Nocerina-Gela che si avviava verso lo 0-0 e la perdita della vetta solitaria, poi ecco che il cuore rossonero viene fuori, poi il resto è storia.

Si potrebbe andare avanti per ore con gli aneddoti, ed ecco che la domanda sorge spontanea: perché portare il lutto per un solo rigore sbagliato? Il campionato finisce all’ultima. Ed allora bidogna cacciare fuori, sbandierare, sbobinare, MOSTRARE FIERAMENTE, il senso di appartenenza al bicolore, a quel molosso, all’identità dell’antica “Nuvkrinum”.

Ora più che mai allora, non bisogna mollare, I RAGAZZI HAN BISOGNO DI NOI!

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