• Lun. Apr 29th, 2024

L’ITALIETTA DEI FURBI E DEI PRESIDENTI DI CALCIO CHE NON RISPETTANO LE REGOLE

Gli italiani si sa amano le scorciatoie e li possiamo dividere in due categorie:  in furbi che sono coloro che non rispettano le regole e nei fessi che sono coloro che rispettano le regole. I fessi hanno dei principi. I furbi soltanto dei fini. In Italia se fallisci e non paghi i fornitori, non paghi lo stipendio e i contributi ai tuoi lavoratori sei un furbo, se rispetti i tuoi impegni lavorativi, le leggi e le regole sei un fesso.

Insomma il furbo è una persona da ammirare perché non rispetta le regole e si arricchisce sul lavoro delle persone mentre il fesso che rispetta le regole non è da rispettare anzi è da dileggiare. Perché questo? Perché in Italia c’è un sistema in cui si viene valutati più per ciò che si ha e non per ciò che si è.

Certamanete il  calcio  non si discosta da queste velutazioni in quanto ed è sicuramente lo specchio della società. Un esempio successo nel mondo del calcio è il caso del Lecco promosso in serie B e che non rispetta il termine perentorio di indicare un campo idoneo per  disputare il campionatonel prossimo campionato agonistico entro una data certa e imposta dalla Lega.

Il protagonista di questo caso all’italiana è Paolo Di Nunno del quale abbiamo conosciuto l’esistenza  all’85’ di Lecco-Pordenone, quando l’arbitro Fiero di Pistoia concesse un calcio di rigore nettissimo ai friulani. In quel momento iniziammo a capire, come il rispetto delle regole non fosse proprio la qualità migliore del presidente Di Nunno. Infatti, dopo che il calciatore del Pordenone ha siglato il rigore il presidente Di Nunno entrò in campo  inveendo a più riprese contro l’arbitro che non poté fare a meno di espellerlo. Appena dopo l’espulsione il presidente del Lecco prese la sua motoretta elettrica e si fece una passeggiata sul terreno di gioco, trovando anche il tempo dì battibeccare con il portiere dei ramarri Festa. In questa occasione il presidente Di Nunno disse al portiere dei fiuliani :”Come ti permetti di dirmi di uscire dal campo. Il campo è mio, l’ho fatto io”. Insomma scene che ricordavano lo sceicco del Kuwait che scese in campo in Francia – Kuwait ai mondiali di Spagna. 

Sono tre anni che fanno i playoff a Lecco e sanno di non avere uno stadio a norma per la cadetteria ma il buon Di Nunno se ne frega. Il campo è suo, lo ha fatto lui e quindi chi vuoi che possa dirgli che non potrà utilizzarlo. Si limita a fare una telefonata a Galliani per chiedergli di utilizzare il Brianteo, infischiandosene di avviare una procedura seria di assegnazione di uno stadio in alternativa a quello di casa.

SI arriva alla finale dei playoff e il Lecco batte il Foggia anche qui con tantissime polemiche nella partita in Puglia. Solo dopo la vittoria del campionato  il buon Paolo Di Nunno, inizia a capire che anche se lo stadio è il suo ed anche se lo ha fatto lui, se non ne trova un’altro entro due giorni, rischia di vanificare tutto il lavoro dei suoi giocatori e del suo allenatore. A quel punto il presidente da buon italiano  inizia a dare la colpa a tutti fuorché a lui.

Cerchiamo di capire davvero la situazione.

Il Lecco è l’unica squadra professionistica a non avere un segretario. Una spesa ritenuta evidentemente inutile da Di Nunno.

Il Lecco sapeva di non avere uno stadio a norma per la serie B. Sarebbe bastato iniziarsi a muovere dopo la finale di andata vinta a Foggia per iniziarsi a mettersi in regola.

Il risultato di tanta superficialità e disprezzo per le regole ha fatto si che la domanda del Lecco fosse incompleta e quindi inaccettabile al momento dell’iscrizione.

Eppure nel nostro strano paese giornalisti autorevoli, dirigenti federali, politici di vario genere si sono schierati al fianco dello squalificato Di Nunno.

Esisteva un termine perentorio e non si capisce il perché se il Lecco non ha rispettato il termine perentorio, debba essere assolto dalle mancanze che sono solo sue e del suo presidente.

Il Consiglio di Garanzia del Coni ha accolto il ricorso del Perugia contro il Lecco con ogni probabilità porterà allo slittamento dell’inizio del campionato di serie B.

Noi cittadini normali se non rispettiamo i termini perentori siamo giustamente sanzionati ma secondo autorevoli interpreti delle giravolte nostrane, quello che vale per i comuni cittadini, non deve valere per il vulcanico Di Nunno ma forse ho capito, il campo è il suo, l’ha fatto lui e fa come gli pare…

Quale è la lezione che si può ricavare da questo caso e che può succedere solo in Italia? L’italia  è il paese in cui se ha i soldi puoi anche dire che il campo è tuo e  se ci sono dei termini perentori legali che devi rispettare puoi fare a meno di rispettarli perché ci sarà sempre il politico di turno e il cittadino che ti diranno che hai fatto bene a non rispettare le regole perché hai i soldi e sei legittimato.

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